SAN PANTALEO


Cenni biografici

Pantaleone nacque nella seconda metà del III secolo a Nicomedia, nell’odierna Turchia. Diventerà successivamente medico e sarà perseguitato dall’imperatore di Costantinopoli Galerio per la sua adesione alla fede cristiana. Fu condannato a morte nel 305: gli furono inchiodate le braccia sulla testa, che poi il boia gli mozzò. È il patrono di medici (Avvenire).

Pantaleone (Pantoléon, Pantaleémon in greco; Pantaleo in latino) godette fin dall’antichità di un vasto culto in Oriente e in Occidente, al pari dei celebri Cosma e Damiano o Ciro e Giovanni, coi quali divise nella rappresentazione agiografica il modello martiriale e taumaturgico di santi medici “anargiri” (cioè che svolgevano la loro professione senza compenso) e molti tratti leggendari stereotipi, e al pari di altri Santi intercessori (gruppo dei quattordici Ausiliatori in Occidente).

La sua popolarità è testimoniata dalla Passio giuntaci in varie redazioni e vaneggiamenti in greco, armeno, georgiano, copto, arabo. Secondo la leggenda Pantaleone, nativo di Nicomedia in Bitinia, educato cristianamente dalla madre Eubule (ricordata nel Sinassario Costantinopolitano al 30 marzo), ma non ancora battezzato, è affidato dal padre pagano al grande medico Eufrosino e apprende la medicina tanto perfettamente da meritarsi l’ammirazione e l’affetto dell’imperatore Massimiano. Si avvicina alla fede cristiana per l’esempio e la dottrina di Ermolao, presbitero cristiano che vive nascosto per timore della persecuzione, il quale lo convince progressivamente ad abbandonare l’arte di Asclepio, garantendogli la capacità di guarire ogni male nel solo nome di Cristo: di ciò fa esperienza lo stesso Pantaleone, il quale, dopo aver visto risuscitare alla sola invocazione di Cristo un bambino morto per il morso di una vipera, si fa battezzare. La guarigione di un cieco, che si era rivolto a lui dopo aver consumato tutte le sostanze appresso ad altri medici, provoca la guarigione spirituale e la conversione sia del cieco che del padre del Santo. Alla sua morte Pantaleone, distribuito il patrimonio ai servi e ai poveri, diventa il medico di tutti, suscitando per l’esercizio gratuito della professione l’invidia e il risentimento dei colleghi e la conseguente denunzia all’Imperatore. Il cieco, chiamato a testimoniare, nell’evidenziare la gratuità e la rapidità della guarigione, nonché l’incapacità e la venalità degli altri medici, fa l’apologia di Cristo contro Asclepio, guadagnandosi perciò il martirio. Il racconto a questo punto segue la struttura propria di una passio: l’Imperatore con lusinghe e dolci rimproveri tenta di dissuadere il giovane dal preferire Cristo ad Asclepio.

Pantaleone propone un’ordalia tra i sacerdoti pagani e lui: intorno a un paralitico, appositamente convocato, inutilmente si affannano i sacerdoti, invocando tra gli dei anche Asclepio, Galeno e Ippocrate; il Santo invece dopo una tirata antiidolatrica guarisce nel nome di Cristo l’ammalato. Il miracolo suscita la conversione di molti e l’ostinazione dei sacerdoti e dell’Imperatore, che alle lusinghe fa seguire una lunga serie di tormenti: raschiamento con unghie di ferro e bruciature ai fianchi con fiaccole, annegamento, esposizione alle fiere, ruota. Ogni tentativo risulta inefficace e provoca ancora di più l’ira del tiranno, che accusa il Santo di “magia”.

La Passio prende quindi l’andamento di un romanzo ciclico con l’inserimento di altri Santi personaggi, perché su subdolo invito dell’Imperatore Pantaleone ingenuamente non solo fa il nome del vecchio Ermolao e di altri due cristiani, ma li va a prendere lui stesso per condurli al cospetto del sovrano, che li fa morire. La sentenza di morte del giovane non esaurisce la fantasmagoria del meraviglioso: la punta ripiega come cera; i carnefici chiedono perdono al Santo e una voce dall’alto cambia il nome dei giovane: «Non ti chiamerai più Pantoleon, ma il tuo nome sarà Pantaleémon, perché avrai compassione di molti: tu infatti sarai porto per quelli sballottati dalla tempesta, rifugio degli afflitti, protettore degli oppressi, medico dei malati e persecutore dei demoni». Sul modello di altre passioni antiche è il Santo a esortare i carnefici a colpirlo e due ultimi prodigi chiudono il racconto: dalla ferita esce sangue misto a latte, mentre l’albero al quale Pantaleone viene legato si carica di frutti.

La critica agiografica ha da tempo riconosciuto il carattere totalmente fabuloso della Passio, un racconto infarcito dell’elemento meraviglioso e miracolistico, di motivi ricorrenti nella letteratura del genere: un testo tipico delle passioni tarde o artificiali, tendente non a definire il profilo storico, ma a delineare il “tipo” sovrumano del Martire intrepido, del Santo taumaturgo che opera gratuitamente la salvezza fisica e spirituale dei devoti.

Molto evidenti sono in particolare i punti in comune con le Vite e Passioni di Santi medici anargiri (specialmente Cosma e Damiano): l’opposizione tra medicina pagana venale ed evergetismo cristiano, il motivo dell’invidia dei colleghi… Ma assai più evidenti sono gli intenti di una simile letteratura, mirante a edificare e più ancora a infondere attraverso le figure dei Santi medici conforto e fiducia nei fedeli.

Malgrado lo scarsissimo credito della narrazione, sono ben attestate le coordinate agiografiche. Il dies natalis di Pantaleone è prevalentemente fissato al 27 luglio, talora con oscillazione di qualche giorno. Il Martirologio Geronimiano al 28 luglio ha in Nicomedia Pantaleonis. Il Sinassario della Chiesa costantinopolitana ricorda Pantaleone al 27 luglio. Negli altri martirologi siriaci prevale la data bizantina del 27 luglio, ma il Martirologio di Rabban Sliba (Xlll sec.), oltre il 27 Tamouz (luglio), lo ricorda anche nei giorni 1 e 15 Tisrin I (ottobre). I martirologi storici medioevali dell’Anonimo Lionese, di Adone, di Usuardo, dipendenti dal Geronimiano, danno al 28 luglio una breve sintesi derivante dalla Passio latina, ricordando al 27 s. Ermolao e compagni. Il Calendario latino del Sinai, probabilmente proveniente dall’Africa, del sec. VIII o IX, ricorda Pantaleone il 25 febbraio, data forse di qualche fondazione o traslazione, che può essere accostata a quelle del 15 o del 19 febbraio rispettivamente del Calendario Marmoreo Napoletano (IX sec.) e del calendario mozarabico. La diocesi di Crema, in provincia di Cremona, lo celebra il 10 giugno, giorno in cui per sua intercessione la città fu liberata dalla peste.


LIBERE CONSIDERAZIONI

sulla devozione a san Pantaleo

don Renato Delos

 

Ricordo come da piccolo mi fermavo sul limitare della porta di casa mia, a Sternatia (Le), nei giorni che precedevano la festa di san Pantaleo, per guardare il flusso di macchine (che a quei tempi non erano poi tante!), di traini, di birocci, di carrozze e altri mezzi di trasporto che si dirigevano verso Martignano.

Ero quasi invidioso di questo piccolo paese che riusciva a organizzare una festa così grande e bella in onore del suo Santo protettore tanto da far accorrere migliaia e migliaia di persone da ogni parte della Puglia e non solo.

Oggi mi ritrovo ad essere Parroco di questo piccolo centro della Grecìa salentina e rileggo tante situazioni in modo diverso e con uno spirito più appropriato.

Capisco, per esempio, che non era certo la festa ad attirare i pellegrini, ma la devozione che essi hanno per questo Santo Medico e Martire. Una devozione che ha il suo fondamento sul fatto che da sempre (persino quando era in vita!) l’intercessione di questo Santo ha fatto ottenere grazie e guarigioni da parte di Dio.

La mia posizione di sacerdote certamente non mi spinge a gridare al miracolo per ogni piccolo o grande cambiamento che possa avvenire alle persone, alle cose o alle situazioni per aver invocato l’intercessione del Santo, ma devo dire che in diverse circostanze ho constatato di persona come “qualcosa” sia accaduto, senza comunque per questo lasciarmi andare a facili esternazioni. Di certo, la lode a Dio è scaturita in modo naturale e ancora più sentita per quanto visto.

Ricordo, per esempio, come una giovane donna del Nord Italia, sposata, non riusciva in nessun modo ad avere figli, neanche con i metodi e i mezzi più sofisticati e più pubblicizzati dalla scienza medica. Gli amici che ottenevano il dono di un figlio molto spesso la invitavano a fare da madrina al Battesimo in modo da farla sentire quasi “partecipe della nascita”, ma lei soffriva molto per questa sterilità. Un giorno, mentre mi confidava tutto ciò, mi invitò a chiedere l’intercessione di san Pantaleo di cui aveva tanto sentito parlare.  Ci accostammo insieme presso la statua del Santo che troneggia in chiesa e invocammo il suo patrocinio.

Dopo circa cinque mesi ricevetti una telefonata in cui la donna mi annunciava con immensa gioia di essere incinta, senza che i medici fossero capaci di dare una spiegazione. Miracolo? Non lo so e non mi interessa più di tanto perché importante è riconoscere la grandezza della misericordia di Dio che viene incontro ai bisogni dei suoi figli che a Lui si rivolgono con fiducia.

Ma di fatti analoghi a questi se ne sono verificati in diverse altre circostanze ed ogni volta affronto le varie vicende con timore e trepidazione grandi: il calciatore guarito da una necrosi alla gamba; il malato di cancro che vede sparire il suo male durante il “viaggio della speranza” verso Milano; il naufrago ritrovato dopo diversi giorni sulla riva curato da un medico in camice bianco sparito all’arrivo dei soccorritori e così via.

Che dire? Sappiamo bene che tutto è opera di Dio e tutto volge al bene dei suoi figli, ma forse dobbiamo anche pensare che la devozione nei confronti di qualche Santo in particolare faccia scattare in noi il senso di una fede profonda e incrollabile tanto da farci riuscire a dire ad un monte «sràdicati e gettati nel mare».

Forse san Pantaleo è uno di quei Santi e per questo le folle si riversano a Martignano dove il Santo ha manifestato in modo particolare il suo patrocinio e la sua predilezione.

La speranza è che tutti possiamo comprendere che solo Dio può tutto e che san Pantaleo non fa altro che avallare le nostre richieste presso l’Onnipotente e ricordarci che anche noi dobbiamo essere pronti a compiere la volontà di Dio, anche se a volte questa sembra incomprensibile o ci chiede il sacrificio del martirio.