LA STORIA

 

 

La chiesa parrocchiale

Cenni storici

Scarne attestazioni documentarie inerenti l’antica chiesa matrice di Martignano intitolata alla Madonna Assunta e a San Nicola (che era l’antico protettore del paese) fanno sapere, tra l’altro, che questa, di probabile fondazione tardo medioevale, sorgeva nell’attuale largo San Nicola, che era costituita da una navata coperta a tetto separata per mezzo di una grande arcata dal presbiterio coperto, invece, a volta e che sulle pareti interne erano affrescate numerose immagini di Santi; si trattava, con tutta evidenza, di una chiesa costruita more graecorum, cioè secondo le esigenze del culto e del rito greco in uso, a Martignano come in molti centri della Grecìa salentina, nel medioevo e fino alla metà del Settecento accanto al rito latino.

Il pregevole crocifisso ligneo che ancora oggi si conserva nella chiesa madre del paese proviene proprio da questa antica chiesa matrice.

Ai primi decenni del Cinquecento la popolazione del paese, che allora si aggirava intorno alle cinquecento anime, sentì il bisogno di una nuova chiesa matrice che fu costruita nel 1541, alla periferia del piccolo centro abitato e fu intitolata alla Madonna dei Martiri, titolo mariano correlato ai martiri cristiani e che, molto probabilmente, nel Salento non mancò di ricevere nuovo vigore per effetto della graduale diffusione del culto dei nuovi martiri cristiani che, a Otranto, erano stati trucidati dai turchi nel 1480.

La chiesa madre cinquecentesca, il cui primitivo nucleo fu costituito dalla sola navata, sostituì l’antica matrice che, tuttavia, continuò ad essere officiata sino alla fine del Settecento, poi riducendosi allo stato di rudere nei primi decenni dell’Ottocento.

 

Nel tempo, la nuova chiesa madre, nella quale i sacerdoti officiavano indistintamente secondo i due riti, greco e latino, fu progressivamente ampliata: per la prima volta nel 1586 con il prolungamento della navata e con l’aggiunta del braccio nord inizialmente destinato a sacrestia e poi a cappella del Corpo di Cristo; nel 1663 il successivo ampliamento con la costruzione del braccio sud nel quale furono realizzati nel 1701 l’altare di San Nicola e nel 1702 l’altare della Madonna della Misericordia. Nel 1694 fu portata a termine la costruzione della torre campanaria, i cui lavori erano stati iniziati un ventennio prima.

 

Si deve ad un’incredibile devozione popolare, coagulata anche intorno alle due confraternite laicali del Rosario e del SS.mo Sacramento, lo straordinario fervore dell’edilizia sacra martignanese, protrattosi ininterrottamente per tutto il Seicento e per il secolo successivo. Benemerita, in special modo, la confraternita del Rosario, a spese della quale nel 1688 l’organario martanese Giuseppe Gregori realizzò l’organo, nel 1694 l’orologiaio martanese Carlo Antonaci realizzò l’orologio civico sistemato nella torre campanaria, nel 1701-’02 furono realizzati gli altari di San Nicola e della Madonna della Misericordia e nel 1704-’05 il grande altare della Madonna del Rosario ad opera dello scultore leccese Giuseppe Cino che, all’epoca, era il maggiore esponente del barocco salentino (dalla pubblica amministrazione del paese, lo stesso Cino nel 1703-’04 fu incaricato di realizzare il nuovo altare maggiore e la statua di San Nicola per l’omonimo altare e, nel 1706, fu incaricato di scolpire un nuovo altare di San Pantaleone all’interno dell’omonima piccola cappella che sorgeva lungo la via intitolata allo stesso Santo e dalla quale, essendosi gravemente dissestata ancorché restaurata nel 1713 a spese della confraternita del Rosario, lo stesso altare fu, nel 1769, rimosso e trasferito all’interno della chiesa madre).

Come tutte le antiche confraternite laicali, le due confraternite martignanesi si resero benemerite non solo sul fronte religioso-devozionale, ma anche sul fronte sociale ed economico assumendo il ruolo di veri e propri istituti di credito e, per la precisione, di credito al consumo (che non è una prerogativa dei tempi moderni!), accordato a tassi quasi irrisori a fronte di garanzie costituite da modesti pegni: tanto bastava per sovvenire ai bisogni delle famiglie negli anni di carestia e nei momenti difficili. Alla confraternita del Rosario si deve, inoltre, nel 1710 l’istituzione di una scuola di grammatica e nel 1713 l’apertura di una speziarìa, la farmacia comunale.

 

Ulteriori ampliamenti e modifiche susseguitisi sino alla seconda metà del Settecento portarono all’attuale configurazione della chiesa madre:
nel 1769 la costruzione del cappellone di San Pantaleo addossato al lato nord della navata, nel 1788 la costruzione del cappellone del Rosario addossato al lato sud della navata dove fu trasferito l’omonimo altare rimosso dalla navata stessa e, nel 1795-’96, la costruzione della torre dell’orologio civico.
Del 1876 è la realizzazione del pavimento musivo nel quale i mosaicisti tricasini Giuseppe e Michele Peluso riprodussero il disegno del soffitto a lacunari della cattedrale di Otranto.

   Oggi la chiesa madre di Martignano è una delle chiese meglio conservate dell’intera arcidiocesi di Otranto e le sue modeste dimensioni, come pure il carattere decisamente spoglio delle facciate, quasi non lasciano immaginare la ricchezza dei tesori d’arte che, all’interno, costituiscono la più autentica testimonianza materiale della fede di una minuscola e perennemente povera Comunità cristiana che, però, non ha mai esitato a servirsi dei migliori artisti al momento di dare lustro alla propria chiesa madre.

arch. Vincenzo Peluso

 

L’ingresso della stanza del Monte di Pietà (l’opera di carità fondata dalla confraternita del Rosario a vantaggio delle persone bisognose) era sormontato da questa elengantissima epigrafe che ancora oggi è molto ben conservata. La rimandiamo alla lettura di tutti nella trascrizione e traduzione dell’arch. Vincenzo Peluso, che ringraziamo per la sapiente, autorevole e fattiva collaborazione.

Traduzione del testo latino:

Monte di pietà della Terra di Martignano fondato nell’anno del Signore 1703 dalla confraternita del Santissimo Rosario durante il priorato del chierico di rito greco Giovanni Giacomo Carrerio con l’autorizzazione dell’illustrissimo e  reverendissimo signore don Francesco Maria De Aste arcivescovo di Otranto, primate dei salentini, prelato d’onore, assistente alla cattedra di San Pietro e dal santissimo signor nostro il pontefice Clemente XI appositamente designato ed incaricato quale visitatore apostolico della città e diocesi di Tuscolo.